Abilità visuopercettive
Nella letteratura scientifica degli ultimi decenni, il giudizio sul ruolo degli aspetti visuopercettivi e visuospaziali nelle abilità scolastiche è stato altalenante, privileginado l'importanza causale dei deficit in ambito fonologico e metafonologico. Tuttavia, i professionisti che si occupano dei disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) e delle difficoltà scolastiche, si rendono conto che una parte cospicua di soggetti hanno sostenute debolezze in ambito visuopercettivo e visuospaziale e capita siano resistenti ai trattamenti di riabilitazione della lettoscrittura.
In alcuni casi, l’immaturità di una o più funzioni legate alle abilità visuopercettive e visuospaziali si conclamano in un vero e proprio disturbo, che gli esperti hanno chiamato Disturbo dell’Apprendimento Non Verbale (DANV), volendo enfatizzare che le funzioni legate al linguaggio sono conservate o non particolarmente compromesse.
Comunque, che sia presente o meno un disturbo dell’apprendimento (DSA) o un disturbo non verbale (DANV), se un bambino non riesce ad esprimere al meglio le sue potenzialità, nonostante un impegno adeguato, è probabile che alcune funzioni centrali, innescate dalle informazioni visive, siano immature, o lente, e concorrano ad indebolire le abilità cognitive trasversali (memoria, attenzione, funzioni esecutive) che a loro volta influenzano negativamente le prestazioni cognitive, in particolar modo quelle scolastiche o accademiche.
Una esaustiva valutazione delle abilità visuopercettive e visuospaziali potrebbe mettere in luce alcune aree deboli, le quali possono essere migliorate con un trattamento di potenziamento specifico che molto spesso le normalizza.
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